L’Esplorazione
La parola esplorazione è un vocabolo che viene dal termine Latino Exploratio, derivato dal verbo exploro.
Il significato generale della parola indica un'”indagine su cose sconosciute”.Di solito si parla di esplorazione per indicare un’indagine con degli obbiettivi concreti, cioè un’indagine attiva alla ricerca di qualcosa che si presume di poter trovare in delle zone prestabilite (es: un’esplorazione nelle foreste alla ricerca di nuove piante, animali, etc.).
La storia delle esplorazioni esiste dalla notte dei tempi, ma i primi grandi navigatori di cui si hanno notizie storicamente accertate furono i Fenici, che portarono avanti una metodica esplorazione del Mediterraneo e dei mari vicini. Seguirono i Greci, a cui risalgono i primi tentativi di carte geografiche, poi i Romani con l’esplorazione della Britannia, e seguirono gli arabi, le repubbliche marinare, e infine la scoperta delle Americhe.
Le scoperte geografiche rappresentano una vicenda affascinante, fatta di persone e di luoghi, di successi esaltanti e di fallimenti drammatici, di svolte epocali e di conseguenze straordinarie, ma anche di conquiste e massacri, arricchimenti e oppressioni.
Esse fanno parte anche del nostro presente, perché danno il senso della vita dell’umanità sulla Terra. Tutte le civiltà hanno partecipato, nel corso della loro storia, all’esplorazione e alla scoperta della Terra. Ma soltanto le scoperte effettuate dagli europei hanno investito l’intero globo modificandolo profondamente.
Possiamo dire che il fine ultimo di un esplorazione è quello della “scoperta”.
La Scoperta
La Scoperta è l’acquisizione alla conoscenza e all’esperienza umana di luoghi, fenomeni, nozioni, oggetti prima sconosciuti o ignorati.
Chi Scopre Cosa?
Scoprire sottintende un’azione unilaterale, nel senso che la scoperta è tale solo per chi la fa, ma non sempre è così.
“L’Americano che scoprì per primo Colombo fece una brutta scoperta” Lichtenberg
Colombo arrivato in America ha pensato di aver “Scoperto” una nuova porzione di terra, ma l’uomo che già viveva su quella terra la pensava in modo diverso.
Perché abbia un senso vero, occorre che la scoperta, per così dire, contribuisca a cambiare la storia, mentre molte esplorazioni e molte scoperte non hanno avuto quasi nessuna conseguenza. Per fare un esempio, i Vichinghi furono i primi a scoprire e colonizzare l’America, ma non divulgarono la notizia e quando le colonie si estinsero, di quella terra non rimase più traccia rendendo “inutile” la scoperta ai fini della conoscenza, nonche portando Colombo a essere conosciuto come il primo vero scopritore, poiché la sua scoperta venne subito resa nota e discussa, il suo viaggio fu ripetuto da molti altri e presto sia l’America sia l’Europa subirono le concrete e colossali conseguenze (positive e negative) prodotte da quella scoperta.
La scoperta per eccellenza è quella che rende noto qualcosa che prima era ignoto a tutti, anche se non è sempre facile intendersi su chi siano questi tutti.
Una ‘vera’ scoperta geografica, insomma, deve essere intenzionale e portare a conseguenze. La divulgazione dei risultati delle ricerche è il complemento indispensabile di ogni esplorazione.
L’esplorazione nei tempi moderni
L’immagine romantica dell’esploratore ci è stata consegnata dalla letteratura di viaggio e dal cinema: James Cook che esplora la Nuova Zelanda e l’Australia, Henry Morton Stanley e David Livingstone che risalgono il corso dei grandi fiumi africani, il comandante Umberto Nobile che vola fino al Polo coi dirigibili Norge e Italia.
Ma a parte i libri e i film, la passione per la scoperta scientifica è stata solo raramente il movente principale delle esplorazioni. I più grandi esploratori erano mercanti e non scienziati.
Al ritorno dalle loro spedizioni, dovevano riportare beni di consumo non certo “Diari di Viaggio”, ma è grazie a questi ultimi che i nomi di piante, frutti e animali son giunti in europa e nel resto del mondo restando pressochè inalterati, entrando a far parte della terminologia comune (banana,kiwi, ibiscus etc.)
Tante tragiche esperienze di secoli di ricerca geografica ci hanno insegnato che esplorare non basta, se non si cerca di capire che cosa si è esplorato e il modo per conservarlo. Proprio per questo i progetti di ricerca dovrebbero avere sempre come scopo oltre che la documentazione geografica delle aree esplorate, anche della loro relazione fisica e culturale con l’ambiente in cui si trovano.
Oggi qualcuno potrebbe pensare che l’esplorazione geografica sia giunta ormai al termine, ma per quanto può sembrare strano, c’è ancora molto da scoprire sopra e ancor di più sotto la superficie della Terra.
Esistono in tutto il mondo delle aree quasi inesplorate, sono dei luoghi remoti, di difficile accesso per i motivi più svariati che spaziano dalle difficoltà logistiche alle norme giuridiche.
Una delle maggiori società di divulgazione scientifica è “National Geographic”. L’obiettivo storico della National Geographic Society è da sempre quello di «incrementare e diffondere la conoscenza geografica e allo stesso tempo di promuovere la protezione della cultura dell’umanità, della storia e delle risorse naturali». Il suo stesso presidente e direttore generale dal marzo 1998, John M. Fahey, Jr., afferma che lo scopo della NGS è soprattutto stimolare le persone a prendersi cura del proprio pianeta.
L’esplorazione geografica non si è mai fermata e grazie al progresso tecnologico è diventata più mirata, rispettosa e fruttuosa. Negli ultimi anni i risultati più rilevanti dal punto di vista scientifico vengono da spedizioni nei luoghi più inospitali del pianeta quali foreste pluviali, vulcani, grotte, profondi canyon etc.
L’Esploratore
Chi è l’ Esploratore?
E’ esploratore colui che, effettuando ricognizioni o indagini, contribuisce tramite la divulgazione delle scoperte, al sapere del mondo.
Quando parliamo di esploratori, i nomi più famosi che automaticamente e senza il minimo sforzo ci vengono in mente, sono quelli di Ferdinando Magellano, Marco Polo, Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, ecc. A volte, però, essere il meglio non basta per diventare famosi. Esistono esploratori che seppur con le loro scoperte hanno cambiato il mondo, vengono dimenticati dalla memoria, ma si sa che la storia è spesso ingiusta! qua trovate una lista dei più celebri esploratori : Lista Esploratori.
Esplorazioni nel Canyoning
Cosa collega l’Esplorazione con il Canyoning?
Il torrentismo (o canyoning) consiste nella discesa di strette gole (o canyon o forre) percorse da piccoli corsi d’acqua. A differenza di altri sport acquatici, si percorre il torrente a piedi, senza l’ausilio di gommone o canoa. L’ambiente in cui si svolge, comunemente detto forra, è per sua stessa natura inospitale. Un percorso di torrentismo si svolge all’interno di gole profondamente scavate nella roccia, caratterizzate in genere da forte pendenza. Gli ostacoli sono quindi costituiti da cascate, salti di roccia, scivoli, corridoi allagati, laghetti. È impossibile la progressione a ritroso. L’uscita dal canyon avviene solo al suo termine o in corrispondenza di scappatoie, se presenti.
A cavallo fra il XIX e XX secolo un uomo inizio ad esplorare questi ambienti inospitali con un approccio speleologico, e compì tra le altre esplorazioni, la discesa del Verdon, allora non regolato dalle dighe che attualmente ne limitano la portata. Fu un’esplorazione straordinaria per quei tempi, le spedizioni erano delle vere imprese, dovendo trasportare scale, barche, vettovaglie etc. senza l’ausilio di elicotteri o altro.
Fu comunque negli anni ‘60 e nei primi anni ’70 che, sempre ad opera di speleologi francesi, cominciò una sistematica esplorazione dei canyon dei Pirenei e della Provenza, le due vere culle di questo sport.
L’esplorazione di questi ambienti richiede ottime conoscenze tecniche e un gran spirito d’adattamento. Si sa ancora pochissimo di questi ambienti che vengono frequentati più “sportivamente” che a scopo scientifico. All’interno delle forre vivono numerose specie animali e floreali, spesso endemiche, dove l’intervento dell’uomo influisce sui micro-habitat ideali per la sopravvivenza di esse, quindi oltre alle tecniche e all’ adattamento, quando si esplora, bisognerebbe farlo con il maggior rispetto possibile dell’ambiente. Per fare un esempio, in alcune forre in Sardegna, si trova uno degli anfibi tra i più rari e minacciati d’Europa : l’ Euproctus platycephalus. Da una quarantina di località conosciute un tempo, oggi la specie è nota solo in 14 località.
L’Esplorazione dei Canyon è quindi solo all’inizio, non resta che indossare la muta, scegliere una meta e divulgare quella che è passione, ma anche un po’ scienza!
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